Il coordinamento Gallura contro la speculazione eolica e fotovoltaica nasce in seno alla più ampia mobilitazione spontanea dei cittadini e abitanti della Sardegna che si oppongono alla speculazione energetica in atto sul territorio regionale.
Se, come obiettivo per la transizione energetica, il decreto Draghi ha posto per la nostra regione 6 Gigawatt di produzione da Fer (Fonti energetiche rinnovabili), le richieste di allaccio a Terna (Ente gestore nazionale per l’energia) da parte di societĆ installatrici ammontano a 56 Gigawatt. Ć palese l’esagerazione.
Se passassero tutti i progetti presentati ci troveremmo con oltre 3000 turbine eoliche a terra di altezza dai 160 ai 240 metri; oltre 1200 turbine eoliche a mare di oltre 320 metri; oltre 400 km2 di campi di foto e agrivoltaico. Un consumo di suolo che la Sardegna non può più permettersi.
Crediamo che la transizione energetica sia necessaria, come ĆØ necessario il superamento dei combustibili fossili, ma che sia indispensabile farlo in altro modo: per esempio installando pannelli fotovoltaici sui tetti, anzichĆ© a terra, e potenziando il sistema idroelettrico. Nel mentre si studieranno e si approfondiranno gli altri sistemi di produzione. Pertanto chiediamo, anzitutto, una moratoria che blocchi tutte le autorizzazioni ai progetti finora presentati, cosƬ da evitare lo scempio del territorio e del paesaggio, che sono elementi fondamentali per la sussistenza e l’identitĆ culturale dell’intera popolazione.
Tale moratoria deve servire ad avere il tempo necessario per definire un piano energetico regionale, in accordo tra Amministrazioni locali e Regione e tra Regione e Stato: un piano energetico che tenga conto dei reali consumi e bisogni della Sardegna, in un’ottica di “prosumers”, ovvero la produzione di energia laddove venga consumata, favorendo le comunitĆ energetiche e l’autoapprovvigionamento energetico.
Spingiamo affinché a livello giuridico siano riconosciuti gli articoli 3 e 4 dello Statuto Autonomo della Sardegna; chiediamo che si tenga conto delle peculiarità di questa terra e del volere dei suoi abitanti attraverso la possibilità di accedere ai processi decisionali in ambito di ambiente e tutela del territorio, come stabilito anche nella convenzione di Aahrus.
Chiediamo inoltre che vengano recepite le direttive europee di sostenibilitĆ e transizione ecologica, aspetti venuti a mancare nelle attuazioni ministeriali di tali direttive.
Lo facciamo cercando di sensibilizzare la popolazione e le Amministrazioni locali attraverso gli strumenti che sono loro possibili, spingendo affinchĆ© nei Piani Urbanistici Comunali vengano introdotti tutti quei vincoli di tutela del paesaggio e del patrimonio storico, culturale e identitario presente nei territori, cosƬ da rendere impossibile l’autorizzazione ad impianti di produzione da Fer sproporzionati per dimensione e potenza rispetto all’ambiente in cui andrebbero a ricadere e alle reali necessitĆ dei suoi abitanti.
Ad oggi abbiamo incontrato tutti i Comuni della Gallura, sia singolarmente che come Unione dei Comuni. Già 15 Amministrazioni hanno formalmente deliberato, in seno alle rispettive Unioni dei Comuni, contro questa speculazione, mentre diversi altri comuni hanno garantito di farlo al più presto.
Ć evidente che i grandi progetti di taglia industriale produrranno immensi profitti per gli speculatori, elemosine per i proprietari terrieri, danni inestimabili per la Terra Sarda e le sue genti.
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